Cronaca della conviviale n. 34 del 22 giugno 2009

 

Tema: Donnafugata: un’azienda italiana nel mondo

Relatore: Dott. Giacomo Rallo

 

Giacomo Rallo, signore di Donnafugata nord, in quel di Trapani (da non confondere con Donnafugata sud, in quel di Ragusa) è venuto lunedì 22 giugno 2009 al Rotary Giardini a immolarsi davanti al nostro francescano desco, per ricambiare la visita che un nutrito gruppo di Giardinieri fece recentemente alle sue cantine e alla sua famiglia, il che è poi la stessa cosa.

Perché, come ha detto Giacomo, il successo della sua azienda sta in un circolo virtuoso racchiuso nell’equazione famiglia- comunicazione- famiglia.

E spiega. Il mondo è oggi tappezzato di vigne, dall’Australia alla California, con migliaia, persino decine di migliaia di ettari coltivati a vite, i cui filari si perdono all’orizzonte per chilometri e chilometri. Queste vigne, checché se ne dica, producono un buon vino. Dal Canada alla Cina si beve quel vino. La massa beve quel vino, che non è, tuttavia, vino di massa nel senso brutale della parola, ma nel senso della massificazione della produzione in termini di moltiplicazione geometrica, parossistica, di buone pratiche. Massificazione nei vigneti, massificazione sapiente nelle cantine.

Qualità, ma non eccellenza. E l’Italia non creerà mai le multinazionali del Pinot, le elefantesche Corporated dello Chardonnay. Perché l’eccellenza non nasce nei vigneti-prateria, dove trattori senz’anima scompaiono ruggenti all’orizzonte.

L’eccellenza nasce dalla passione, che è solo dell’individuo. Un individuo che non è solo, ma è il prodotto di una tradizione, di una cultura, di un habitat, soprattutto di una famiglia.

Ma non basta. Tutto questo deve essere risaputo. E in questo mondo in cui tutto è marketing, anche l’eccellenza deve esser conosciuta. Da qui la grande importanza del “far sapere”, della comunicazione. E per fortuna si dà il caso che i mezzi di comunicazione specializzati, i più seri, sanno come si ottiene l’eccellenza: individuo, passione, tradizione, famiglia. E la famiglia Rallo sa di avere i numeri che servono per affacciarsi allo specchio che si chiama comunicazione, marketing.

L’equazione si chiude.

Questa è la formula magica (non la sola, come vedremo) della famiglia Rallo. Fatta di un bisnonno che sbarca dalla flotta mercantile dei vinai inglesi e si mette in proprio mentre Garibaldi si fa un bicchiere tra Marsala e Milazzo. Di un padre ancorato a una produzione di Marsala che ha reso famosa la famiglia, ma non il portafoglio. Di un figlio, Giacomo, che decide di voltare pagina e, insieme alla moglie, bella e preziosa, non pensa più solo al maschile, ma scopre che il vino non deve essere più un prodotto macho, ma un prodotto sociale, maschile e femminile, per Lui e per Lei.

Perché Lei divide ormai le responsabilità di Lui, i desideri, i bisogni, i suoi gusti, i suoi piaceri.

Insomma, la passione. Che si trasmette ai dipendenti. A Donnafugata i contadini rispondono con passione all’appello di Rallo per vendemmiare di notte perché, la vendemmia non soffra nello stesso giorno degli sbalzi di una temperatura che conosce le varie forme del torrido: è l’uovo di Colombo, anzi l’uovo di Giacomo Rallo.

Lo ricorda Adalberto Alberici, il poeta dell’economia, parlandone come se leggesse un Ecloga di Virgilio, inserendo il caso tra quei casi di “intervento virtuoso su una fase del processo produttivo”, tipico delle “aziende oceano blu” (per parafrasare il titolo di un noto saggio di strategie aziendali).

Una serata da bere.

 

Nicola D'Amico