Cronaca della conviviale n.23 del 5 febbraio 2007

 

Tema: “Mozart a Milano”

Relatore: Professor Giulio Cesare Maggi

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Mozart è vivo e suona insieme a noi. Così vivo, e così ricco di impreviste “notizie”  è il racconto di Giulio Cesare Maggi al Giardini, la sera del 5 febbraio, che ci sembra di potere indovinare i titoli dei giornali di un virtuale domani:                                            

E ancora:

SFATATA LA STORIA DI UN MOZART POVERO

GUADAGNAVA  QUANTO RONALDO E PELE’

Oppure

MOZART NON FU AVVELENATO DA SALIERI

MORI’ DI   ENCEFALOPATIA  DA  BATTERIO

O anche

MOZART DICE A NAPOLI “MERDITERRANEO”

PROTESTA DEI BORBONE A MARIA TERESA 

Ma soprattutto

MOZART SEDICENNE A MILANO SUPERA L’ESAME DI SAMMARTINI ED E’ TRIONFO

Fermiamoci qui. Mozart nacque 250 anni or sono e anche noi lo celebriamo, nel nostro piccolo, ma con un grande suo conoscitore come Maggi, un uomo dalla poliforme cultura rinascimentale, di cui si è perduto lo stampo. La permanenza in Italia di Amadè -  come da ora in poi anche noi lo chiameremo -  che si svolse tra il 1769 e i primi del ‘73 (per un totale di 365 giorni esatti) non fu una qualunque, per quanto trionfale, tournée – questo il clou del rapporto di Maggi -  ma segnò il suo impregnarsi del “bel canto” italiano, di assorbirne lo spirito romantico; segnò la sua trasformazione da virtuoso - per quanto grande -  del cembalo e del violino, a grande in assoluto compositore, quel “miracolo della natura” che inorgogliva suo padre e fedele “supporter” Leopoldo.

Da Rovereto a Verona e a Mantova, da Bozzolo (un focolaio musicale di tutto rispetto) a Milano, da Lodi (dove compose un “quartetto”, il K80) a Bologna, Firenze, Napoli, il viaggio del sedicenne Mozart fu un unico trionfo, oltre che la maturazione nel passaggio dal concerto all’opera; un trionfo decretatogli da principi Asburgo e re Borbone, da Papi e musicisti come Piccinni e Porpora (forse), da poeti come il Parini, da cantanti celebri come il Rauzzini, cui dedicò il superbo “Jubilate”, eseguito a Milano il 17 gennaio del 1773 nella Chiesa dei Teatini  in via Sant’Antonio.

I giorni milanesi di Mozart si snodano come un susseguirsi di ore felici per il fanciullo bagnato da un genio divino e, tuttavia, animato da un’allegria pagana, spregiudicato, fescennino, che ci viene restituito “vero”, “umano” nelle parole dell’ umanista Maggi.

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L’atmosfera per l’intervento di Giulio Cesare Maggi è stata preparata dall’esecuzione del “Quartetto di Do maggiore  Kv 157”, composto a Milano, e dal forse più emozionante “adagio” del II tempo del “Quartetto Kv 156”. Eseguivano: Michelangelo Cagnetta (violino), Michele Buca (violino), Avishai Chameides (viola) e Antonio Papetti (violoncello). Esecuzione magistrale, nonostante la inadeguatezza acustica del luogo.

Nicola D’Amico