Cronaca della conviviale n. 5 del 16 settembre 2013 Tema: “Energie rinnovabili in Italia” Relatore: dott. Riccardo Riverso |
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Dopo la relazione di questa sera la maggior parte di noi è tornata a casa con la profonda convinzione che, oltre a ricorrere alle energie rinnovabili, l’Italia dovrebbe soprattutto riuscire a rinnovarsi le energie. Pare proprio che nel nostro Paese sia infatti assolutamente impossibile condurre politiche di sviluppo, o quantomeno di cambiamento, senza fare una confusione di dimensioni bibliche e con l’unica certezza che – alla fine – i risultati saranno sempre poco valutabili (per non dire evanescenti) e ci sarà, sempre e comunque, un conto salato da pagare da parte di tutti noi. Facile qualunquismo a parte e dando per “letta” la parte degli inni, dei saluti e degli annunci vari, veniamo alla cronaca del dopocena. Dopo aver finalmente catturato l’attenzione della platea - ancora tutta compresa in un fitto cicaleccio da rientro dalle vacanze, Gildo cede la parola a Luigi Mula per presentare il relatore di oggi: il dott. Riverso, esperto di finanziamenti per lo sviluppo di progetti nel settore energetico, che ci parlerà di un tema di grande attualità qual è, appunto, quello delle energie rinnovabili. Queste ultime, esordisce
il nostro ospite, non sono più un fenomeno di nicchia ma rappresentano
un porzione rilevante dell’energia prodotta e consumata giornalmente sul
nostro pianeta. L’Europa e gli USA, che hanno rappresentato l’area
geografica nella quale queste energie sono nate, stanno ora cedendo
rapidamente il passo ai paesi emergenti come i BRIC e, soprattutto,
l’Africa. Nel solo 2012 sono stati investiti in questo settore oltre 200
miliardi di dollari.
La gamma di queste fonti è alquanto
variegata e va dalle più tradizionali come l’idroelettrica, alle più
diffuse come il solare, l’eolico e il geotermico senza dimenticare
quelle emergenti, come le biomasse e le maree. Il denominatore comune è
la possibilità di mantenere inalterato il patrimonio ecologico esistente
senza distruggerne la parte utilizzata per la produzione. I problemi che
s’incontrano nello sfruttamento di queste energie sono però rilevanti:
prima di tutto la tecnologia, non ancora concorrenziale dal punto di
vista economico nei confronti dei sistemi tradizionali, ma anche la
variabilità delle condizioni meteorologiche, o, ancora, le pericolose
migrazioni di colture verso prodotti destinati ad alimentare le
biomasse, anche a scapito dell’alimentazione umana (con relativo
incremento dei prezzi dei cereali ecc.). In Italia, a fronte di una domanda di energia
abbastanza costante, la quota da fonti rinnovabili è aumentata
significativamente negli ultimi anni, raggiungendo una percentuale
superiore al 10% (con punte di oltre il 30% nel Sud). Questo dato,
apparentemente confortante, sottende però problemi non trascurabili per
il nostro paese. La diffusione di queste nuove energie rende infatti
meno efficiente la produzione degli impianti termoelettrici, senza per
altro riuscire a soddisfare la “domanda di picco “. Dobbiamo quindi
continuare ad approvvigionarci dall’estero acquistando energia prodotta
per via nucleare (che risulta comunque più economica) e alimentando un
loop dal quale è difficile uscire. Ma la questione più complessa
riguarda il caos creato nel nostro paese dai sistemi d’incentivazione
varati dai vari governi succedutisi negli ultimi anni. In passato sono
state infatti elargite somme ingenti che hanno attirato grandi
investimenti iniziali; dopodiché la crisi economica e la mancanza di un
piano energetico nazionale ha fatto sì che gran parte di questi
contributi siano stati fortemente ridotti. Il risultato finale per noi consumatori è quello di
destinare circa il 13% della nostra in bolletta energetica per sostenere
le fonti alternative. Se a questo aggiungiamo le tasse, le accise e
balzelli vari, ci troviamo a pagare molto più degli altri paesi. Il futuro energetico per il nostro Paese è quindi
molto incerto e in particolare quello dipendente dalle fonti
alternative: gli incentivi quasi terminati, gli investimenti ancora in
crescita ma a tassi progressivamente in riduzione, il consolidamento
delle tecnologie più mature non consentono previsioni ottimistiche. Si
stima infatti che i circa 140.000 attuali addetti si assesteranno nei
prossimi anni su un numero non superiore alle 30/40.000 unità. Certo, a prescindere da ogni altra considerazione di
tipo economico, e senza voler apparire eccessivamente verdi, non
dobbiamo dimenticare i vantaggi per l’ambiente che – grazie alle fonti
alternative - può comunque risparmiare milioni di tonnellate di anidride
carbonica altrimenti immessa nell’atmosfera. Poi il question time con domande di Sironi, Gorgoglione e Bellingeri che hanno confermato l’attenzione per un argomento certamente molto tecnico, forse anche un po’ difficile per chi non è avvezzo a tabelle e grafici ma che sarà determinante non solo per il nostro futuro, ma anche – e soprattutto - per quello delle prossime generazioni.
Marco Tincati |