Cronaca della conviviale n. 36 del 29 giugno 2009

Passaggio delle consegne

 

 

Si è conclusa lunedì sera al Cavalieri, con la 35a conviviale dell’anno rotariano 2008-2009, la felice presidenza di Adalberto Alberici, il quale ha trasmesso al new entry President, Franco Fraschini, le insegne del comando - o del Servizio, se si vuole - sotto forma di bastone e collare multimemore. Mentre suonano gli inni e si innalza la preghiera rotariana.

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Letterariamente parlando, un discorso intimista-esistenzialista. Filosoficamente parlando, un cartesiano “discorso sul metodo”. Sul metodo, il metodo albericiano, per governare un club come il nostro. Un metodo per il quale necessariamente spersonalizzarsi, cioè ottundere gli spigoli più acuti del proprio carattere, e al quale, nello stesso tempo, imprimere la sigla della propria personalità, all’insegna dell’arricchire gli altri, moralmente e strutturalmente parlando, mentre si arricchisce se stessi. Questa la cifra, a parere del vostro cronista, del discorso di saluto di Adalberto Alberici, che dalla mezzanotte di un virtuale ieri è ormai past (a non volere accogliere l’invito affettuoso di Franco Fraschini a governare insieme: una sorta di “bini consules rempublicam tutam et felicem faciunt”,… per chi non conosce l’inglese “due consoli fanno sicura e felice la repubblica”.

Un buon pastore deve essere ruvido con il proprio gregge. Se vuole che sia fatto di buone lane, anche metaforicamente parlando. Per questo Pastor Adalbertus le canta anche senza lo zufolo del flautista di Hamelin o dell’Angelo nell’Annunciazione del Beato Angelico. Le canta e basta. Siete bravi amici, ho scoperto in voi oceani di umanità e di altre doti di saggezza e professionali. Ma non basta. Dovete dimostrare maggiore partecipazione; non sifflare venticelli, ma dire forte chiaro ciò che non vi sta bene; imparare ad ascoltare e non solo ad ascoltarvi (no all’autoreferenzialità); avvertire delle vostre défaillances alle conviviali (il silenzio è d’oro, ma nel senso che costa alla programmazione); sapere apprezzare il prossimo tuo; ricordare che amare il prossimo tuo è bellissimo, ma purché il prossimo tuo non sia sempre lo stesso al tuo tavolo. Cose del genere, che se non rispettate non fanno una cattiva persona, certo, ma un cattivo rotariano sì.

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Adalbertol ha vissuto intensamente la sua esperienza. Dice quasi tutto di essa. Ma non dice quale cifra di signorilità sia stata la sua. Un esempio? Dice di avere avuto momenti aspri. Ma non ce ne siamo mai accorti.

Parole di riconoscimento vanno al Grande Saggio del nostro Club, Toti Faraone, dal quale riceve una plurizeffirata Paul Harris a nome del Governatore Clerici, così come dalle mani di Adalberto la ricevono Gianni Baruffaldi e Gianpiero Sironi. E’ l’occasione per ricordare come anche Toti Faraone, che tiene ambo le chiavi del forziere del Distretto, ha ricevuto una targa in segno di gratitudine per il suo oneroso impegno.

Al centro dei discorso di Adalberto i ringraziamenti: ai presidenti delle sue commissioni, con in testa il friendship-manager professor Sironi; alla onnipresente, diplomatica, discreta e devota Luisella Neirotti; alla Banca Ponti e per essa ad Andrea Ragaini. E anche la rievocazione di eventi, conferenze, gite formative, mostre visitate, il torneo di Burraco, momento di gloria delle nostre Consorti, di Anna Alberici in particolare; eventi di cui sono pieni i bollettini di quest’anno, bollettini che (altra strapazzata) “pochi leggono”. Segue l’incoraggiamento ai nuovi soci Caselli, Montani, Sotis, Viola.

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“Domani mi mancherà qualcosa”, conclude Adalberto. Adalberto, sarai tu, domani, a mancarci, con tutto l’affetto e la stima per chi ti succede. Ma ci mancherai solo come presidente, perché sarai ancora più vicino a noi, anche se non sarai al nostro tavolo a causa di uno sfavorevole sorteggio …

Nicola D'Amico