Cronaca della conviviale n. 5 del 22 settembre 2008

 

Tema: “Crisi dei mercati, ma il mondo non finisce qui

Relatore: dr. Andrea Ragaini

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La crisi che stanno attraversando i mercati finanziari è profonda e di eccezionale complessità ed ha già prodotto danni economici  senza precedenti.

Nel  corso dell’ultima settimana i titoli dei giornali, non solo finanziari,  hanno dedicato una costante e rilevante attenzione agli effetti della crisi;  titoli quali “borse sull’orlo della crisi di nervi” , “Panico a Wall Street” e “bruciati miliardi di euro di capitalizzazione” , hanno accomunato le testate italiane e quelle internazionali.

Da dove è partita la crisi,  quali sono state le sue conseguenze e quali effetti ci si potrà attendere nel futuro? Sono questi i temi principali trattati nel corso dell’intervento. 

ORIGINI

La crisi finanziaria attuale è partita dal settore dei  mutui sub prime americani, ovvero dai mutui concessi,  per importi pari al 100% del valore commerciale dell’immobile,  a soggetti che avevano un lavoro precario o che avevano avuto problemi nel rimborso di altri prestiti: in sintesi prestiti erogati a soggetti con basso merito creditizio.  I mutui così erogati sono stati successivamente ceduti (cartolarizzati) dalle società che li avevano originariamente erogati e sono stati poi oggetto di ulteriori passaggi di “pacchettizzazione” in obbligazioni strutturate ed in veicoli di investimento dedicati.

La situazione è stata amplificata dalla rilevante quantità di liquidità a tassi bassi che è stata immessa nel sistema finanziario nel corso dei primi anni 2000 – in particolare dopo gli attacchi terroristici del settembre 2001 -  che ha consentito alle Banche di investimento americane di finanziarsi sul mercato a tassi particolarmente bassi.  L’enorme quantità di liquidità immessa  non ha trovato sbocco nell’economia reale ed è stata assorbita dal mercato immobiliare (crescita rilevante del prezzo degli immobili) e dal sistema finanziario,  che ha così cominciato a creare strumenti di investimento sempre più complessi, sempre più “moltiplicati” dalla leva finanziaria e sempre più  distanti dalle fondamenta dell’economia reale.

Essendo partita dal settore finanziario, la crisi ha “bruciato” rapidamente liquidità e posti di lavoro ed ha causato un tracollo di fiducia nei mercati che ha messo in discussione regole ed equilibri  che sopravvivevano da decenni.

Le Banche hanno cominciato a non fidarsi più tra di loro, la liquidità si è contratta repentinamente, gli strumenti finanziari in circolazione hanno perso di liquidità e si è innescata una reazione a catena dalla quale non si è ancora al riparo. 

EFFETTI PRODOTTI FINO ORA

I danni causati sino ad ora  dalla crisi sono già senza precedenti.

  • La capitalizzazione dell’indice mondiale MSCI (che raggruppa i più importanti titoli azionarti quotati sulle borse mondiali) ha perso, dal giugno 2007 ad agosto 2008, 4.800 miliardi di euro.

  • Negli Stati Uniti, hanno perso il posto di lavoro nel corso del 2008 più di 70.000 dipendenti del settore finanziario.

  • Negli Stati Uniti sono già fallite 11 Banche e 117 sono iscritte nel registro della FED (Banca Centrale Americana) come possibili future vittime della crisi in atto.

  • Solo 4 delle principali Investment Bank Americane hanno perso oltre 170 miliardi di dollari di capitalizzazione. Ne sono sopravvissute solamente 2. Se si considera che il settore finanziario contribuisce per circa il 25% al PIL americano, si ha una chiara evidenza della gravità della crisi.

  • Il costo già sostenuto dal Governo USA è superiore a  600 miliardi di dollari e potrebbe oltrepassare, secondo il Fondo Monetario Internazionale, i 1.000 miliardi di dollari.

La crisi finanziaria in atto può essere analizzata da molteplici punti di vista e numerosi possono essere gli approfondimenti sviluppabili. Nel corso dell’incontro si sono analizzati  4 comparti: tassi; indici azionari e borse valori, cambi e commodity.

I tassi di interesse hanno avuto un andamento dicotomico. Da un lato i tassi interbancari (Euribor e Libor) sono saliti,  come conseguenza diretta della crisi di fiducia nel “sistema Banca” ed hanno quindi raggiunto livelli particolarmente elevati.  Dall’altro lato i tassi sui Titoli di Stato con elevato merito creditizio e durata contenuta (Bund Tedeschi e Tresury Americani) sono scesi a livelli storicamente bassi.

Il Tresury Americano a 3 mesi nella giornata di giovedì  18 settembre,  ha raggiunto il livello dello 0,02% che non si registrava dal 1941.

Il  differenziale tra i tassi Euribor (mercato della Banche) ed i tassi Euripo (mercato dei Pronti contro Termine), storicamente allineato, si è fortemente ampliato a partire dal mese di agosto del 2007 e supera oggi gli 80 centesimi.

La volatilità, espressione delle oscillazioni di prezzo delle attività finanziarie rispetto ai loro valori medi, ha raggiunto livelli massimi, a conferma della profondità e della rilevanza della crisi in atto. Nell’arco di poche ore, i valori di mercato di alcune società attive nell’investment banking hanno dimezzato o raddoppiato il loro valore, con oscillazioni di controvalore di parecchi miliardi di dollari.

Gli Indici Azionari di tutto il mondo hanno subito negli ultimi 12 mesi pesanti e generalizzati ribassi. Le Borse Europee hanno perso circa 30 punti percentuali; la Borsa Americana ha limitato le perdite al 15%.  Le flessioni hanno riguardato anche le Borse delle  economie emergenti di Cina, India, Russia e Brasile. Il solo mercato cinese, dopo i fortissimi rialzi del 2006 e del 2007, ha perso nel 2008 più del 60% del suo valore.

Il dato che più sorprende è che il mercato azionario  Americano, dal quale si è propagata l’epidemia dei mutui sub prime, ha perso circa la metà rispetto ai mercati Europei, le cui economie reali sono state contagiate in misura  inferiore rispetto al mercato USA.

L’euro si è rafforzato su tutte le principali valute. In particolare il Dollaro Americano si è progressivamente  svalutato  fino al livello minimo di 1,60  del luglio 2008. Le riserve mondiali in dollari sono diminuite dall’80% all’attuale 70%, con previsione di ulteriore flessione al 65/60%.

La debolezza del dollaro, ha in parte compensato il forte rincaro delle materie prime e del petrolio in particolare, alleviando effetti che sarebbero stati drammatici per Nazioni importatrici di energia (Europa in primis). Il prezzo del greggio è arrivato ai massimi storici di 146 dollari al barile, per poi ripiegare nel corso del mese di settembre fino a 90 dollari e rimbalzare nelle ultime ore a 120 dollari. La volatilità di questi giorni, intuitivamente non causata da acquisti “reali” (cioè finalizzati alla acquisizione di scorte produttive), è generata da forti movimenti speculativi che contribuiscono ulteriormente a destabilizzare il mercato, in analogia a quanto già successo con il rally al rialzo dei mesi passati. La forte crescita delle commodity , tra cui anche le soft commodity quali Grano e Soja, è stata causata in larga misura da moltiplicatori finanziari non ancorati a variabili  reali. 

COSA SI STA FACENDO

Per la gestione della Crisi in atto le Banche centrali ed i Governi, in particolare quello Americano, hanno varato misure di straordinaria portata. Tra queste.

  • E’ stata immessa nel sistema una grande quantità di liquidità per sostenere il deficit di liquidità provocato dalla crisi. Nel corso della passata settimana oltre 300 miliardi di euro sono stati portati  al mercato dalle Autorità monetarie mondiali.

  • E’ stato ridotto il periodo di utilizzo delle linee di credito  verso le banche centrali da 1/3 mesi a 24 ore, a conferma della repentinità con cui gli interventi devono essere condotti.

  • E’ stato abbassato il merito creditizio dei titoli offerti in garanzia alle Banche Centrali, con il permesso di utilizzo di titoli con rating inferiori ad “A”, a conferma di quanto possa essere compromessa la qualità degli attivi delle Banche più esposte alla crisi.

  • Sono state sospese in America ed in alcuni paesi europei (Gran Bretagna in primis) le vendite allo  scoperto sui titoli finanziari. L’effetto della decisione ha consentito un forte recupero delle Borse mondiali nella giornata di venerdì 19 settembre, grazie alle “ricoperture” tecniche.

  • E’ stata proposta al Congresso Americano la creazione di un RESOLUTION TRUST governativo con una dotazione di 700/1.000 miliardi di dollari, per dare liquidità agli strumenti illiquidi (ossigeno per le Investment Bank)

  • Le Investment Bank americane superstiti sono state portate sotto il controllo della FED e sono state assoggettate ad obblighi di rispetto di nuovi requisiti patrimoniali minimi.

 

COSA CI SI PUÒ ATTENDERE PER IL FUTURO

La crisi in corso è partita dal settore finanziario ed ha rapidamente provocato erosione di liquidità e di fiducia. E’ a questo punto inevitabile che i suoi effetti passino all’economia reale, innescando nuove situazioni di problematicità. E’ quindi lecito attendersi per i prossimi mesi:

  • Una significativa flessione del Prodotto Interno Lordo, sia nelle economie mature dei Eurpa ed America, sia in quelle in via di sviluppo di Asia ed America Latina. In particolare in Italia le più recenti previsioni di Confindustria stimano una flessione del PIL del - 0,1%: recessione. Dal dopoguerra da oggi l’Italia è stata in recessione solamente 2 volte (nel 1973 con la crisi petrolifera e nel 1993/1994 in concomitanza con l’uscita dell’Italia dallo Sme).

  • Una decisa diminuzione dei consumi e calo della domanda

  • Un rallentamento nelle dinamiche di erogazione di credito alle aziende, quindi un probabile minor credito alle imprese.

  • Un probabile calo dei tassi a breve

 

Certamente è la fine di un’epoca: quella delle “Investment Bank” globalizzate, che per anni avevano professato nel mondo la validità e la sostenibilità di un modello di business che, in Italia, non era mai stato applicato (per nostra fortuna).

 

Dott. Andrea Ragaini