Cronaca della conviviale n. 2 del 14 luglio 2008

 

Tema: “La rivoluzione francese nella cultura politica della contemporaneità

Relatore: Prof. Antonino De Francesco

 

Adalberto Alberici , che ha già presieduto il Consiglio rotariano (come riportato in altra parte del bollettino),  dà il benvenuto  ai soci ,alle Signore  e agli ospiti del  Club e  riprende brevemente il programma già inviato il 26 giugno scorso;  ricorda i prossimi appuntamenti  da luglio a settembre: una piccola tavola il 21 luglio presso l'Hotel Rosa per i soci superstiti dell’estate e il cambio di sede conviviale  ( Hotel Cavalieri  ) dall’8 settembre  con relatore Giancarlo Lombardi con il tema” Il movimento scout ha  100 anni; una buona proposta per i giovani; invita ad affrettarsi a completare la prenotazione per la gita in Lomellina il 13 settembre e sollecita i soci ad aprire i loro caminetti familiari dal 3 novembre prossimo.

Complimenti a Domenico Bodega per la nomina a Preside della Facoltà di Economia all'Università di Milano con l'augurio di vederlo presto presidente della commissione Ryla.

Alberici ringrazia ancora per la partecipazione dei soci all’Interclub in Umanitaria il 7 luglio scorso,  in particolare il Governatore Alessandro Clerici, e    Ugo Lanza  e,  per la compartecipazione attiva alla prima uscita “pubblica”  del Giardini nel nuovo anno rotariano, Aldo Nicolosi, Antonio Rezzoagli ,Luisella Neirotti e  il Rotaract ;  formalizza il passaggio di consegne ad Annalisa Landriscina alla presidenza  del  Rotaract per il prossimo anno.

Non è da ricordare alcun compleanno.

La banca di riferimento è cambiata: ( le quote vanno inviate alla Banca Ponti di Milano).

Il sorteggio dei posti a tavola e l’invito a una scrupolosa attenzione al  timing della serata concludono con un applauso l'accoglienza del neopresidente.

Giampiero Sironi introduce il Professor Antonino De Francesco, Ordinario di Storia Moderna nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Milano, sul tema”La Rivoluzione Francese nella cultura politica della contemporaneità” anticipando gli studi del Relatore sul significato del 1789 nella cultura politica italiana e la rivisitazione del movimento democratico italiano in uno stretto riferimento alla parallela evoluzione politica di Francia.

Il professor De Francesco ringrazia dell'invito e illustra il significato della Rivoluzione Francese prendendo spunto dalle vicende del 14 luglio 1789, spiegando come l'episodio fosse stato letto e interpretato dai contemporanei e avesse rilievo e significato assai diverso rispetto a quello che oggi comunemente ha finito per assumere.  Il Relatore ha così fatto perno sulla presa della Bastiglia per illustrare come tutta la rivoluzione francese, di cui l’episodio costituisce un passaggio tradizionalmente paradigmatico, abbia conosciuto non solo oltralpe ma in tutta Europa, fortune diverse.

In Francia il 14 luglio non avrebbe avuto fortuna negli stessi anni rivoluzionari, presto sostituito, dal 10 agosto, giorno della caduta della monarchia quale data simbolo del nuovo ordine, e sarebbe divenuta festa nazionale solo nel 1880, quando la terza Repubblica, nel proprio faticoso tentativo di trovare stabilità, avrebbe individuato nelle origini e non negli sviluppi della grande rivoluzione il solo momento possibile capace di unificare le diverse famiglie politiche di Francia.

In Europa, non solo la Gran Bretagna avrebbe rivendicato la propria eccezionalità europea, attribuendo al 1789 latore di violenze e dell'autoritarismo bonapartista, le benemerenze della gloriosa rivoluzione del 1688, ma non sarebbero mancati i distinguo -esemplare il caso italiano- sulla via dei rispettivi processi di nazionalizzazione. Neppure il Novecento avrebbe mancato di distinguersi dal 1789: la rivoluzione dell'ottobre 1917 avrebbe sì reclamato continuità con i rivolgimenti di Francia, ma non avrebbe avuto come punto di riferimento il luglio 1789 quanto la stagione del governo rivoluzionario e del Terrore, della quale si voleva diretta continuatrice; le rivoluzioni nazionali ed autoritarie che ebbero in parallelo luogo, maxime il fascismo, avrebbero a loro volta inteso sottolineare non tanto la diversità quanto la loro superiorità rispetto a un 1789 che appariva loro solo una data nella quale al crollo dell'antico regime seguiva l'affermazione dell'egoismo borghese.

Questa preclusione verso la rivoluzione borghese avrebbe superato anche il tornante del 1945, tanto che solo un'altra rivoluzione ancora, quella del 1989, al ritorno dell'unità storico politica d'Europa, avrebbe determinato il pieno riconoscimento del 1789 quale momento di nascita della moderna politica sotto il segno del rispetto dei diritti dell'uomo.

Le tormentate vicende dell'immagine della rivoluzione francese quale momento centrale nella costruzione dell'identità politica d'Europa sotto il segno della libertà e dell'uguaglianza sono così valse, nell'intervento del professor De Francesco, a sottolineare come un percorso siffatto sia stato tutto tranne che scontato e lineare: anzi, i numerosi intralci e gli altrettanto molteplici scivolamenti che in quel cammino si sono ripetuti, molto dicono circa la fragilità di quanto oggi sembra costituire il miglior lascito della tradizione storica d'Europa.

All'applauso per la chiarezza e le doti comunicative del professor De Francesco sono seguite attente domande sulla relazione così ricca di date e collegamenti storici, come sui rapporti tra la rivoluzione inglese, la forza borghese, il regime di tolleranza e la rivoluzione francese; sul valore del codice napoleonico quale strumento di amalgama dei gruppi sociali che dal 1848 si sono riconosciuti in una unità nazionale.   

Approfondimenti e considerazioni che De Francesco ha ulteriormente interpretato, ricordando ancora come la rivoluzione francese nasce per la libertà e declina per l'autoritarismo del governo e la conseguente perdita della libertà.                        

La rivoluzione francese è stata madre o matrigna del vivere insieme di oggi?  

Sono quesiti e riflessioni che restano in noi nel tentativo di raccogliere i frutti di questa brillante relazione.

 

Angelo Attili