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Modesta, simpatica, spontanea, autentica e decisa come lo
sanno essere ancora le nostre ragazze dell’entroterra lombardo, anche quando
hanno collezionato - con sacrifici personali e provvidenziali borse di studio
(tre le quali una rotariana) - lauree e master in Italia e all’estero (vedi
bollettino n. 17): questa è Marta
Moratti (niente a vedere, tranne il ghiaccio caldo, con Letizia).
La sera di lunedì 12 gennaio la
superdottoressa Marta ci ha raccontato della sua virtuosa “doppia vita” nel
Sussex come ricercatrice di Economia dello sviluppo
nell’università del
Sussex e di ambasciatrice rotariana. Per evitare una
pedissequa e pedestre cronaca, mettiamola nella forma di intervista.
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La sua esperienza di ricercatrice nel
Regno Unito?
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Eccezionale. Disponibilità dei
docenti, partecipazione intensa dello studente alla ricerca, niente
“baroni”, solo insegnanti alla mano, che rispondono a giro di email alle
tue richieste.
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Torneresti a lavorare nel Sussex?
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Aspetti negativi?
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Nel mondo anglosassone non ti
regalano niente. Pensate che io ho vinto brillantemente il concorso - a
numero chiuso -
di ammissione a un master, ma al momento di
frequentarlo mi hanno chiesto quale fosse il mio sponsor o se intendessi
pagare la retta di tasca mia (tasca non abbastanza larga e comunque non
disposta a farsi riempire dalla famiglia). Un’ingiustizia che rende
ancora più meritevoli le iniziative con le quali i Rotary sostengono i
giovani (io, per esempio, sono stata “scoperta” dai professori Alberici
– il vostro attuale presidente – e Sironi).
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E la sua vita di ambasciatrice?
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Nei pub?
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In che senso?
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E che immagine vi si ha dell’Italia?
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A parlare male dell’Italia siamo
soprattutto noi italiani. In ogni cuore di straniero c’è un pezzo
d’Italia. Chi è stato in Italia ne parla in una sorta di estasi: è
innamorato dei luoghi, della cucina, della moda… Chi non c’è stato la
tiene a primo posto nei propri sogni.
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Come si comportavano gli
anglorotariani con lei?
(n.d.a)
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