Cronaca della conviviale n. 7 del 6 ottobre 2008

 

Tema: “Corporate Governance

Relatore: dott. Fabrizio Viola

 

La relazione del Dott Viola si è sviluppata sul tema della Corporate Governance e sui rapporti intercorrenti tra la stessa e l’attuale fase di profonda crisi dei mercati finanziari.

In particolare i due elementi da cui si è mossa la relazione sono:

  • l’attuale crisi dei mercati finanziari dimostra che non hanno funzionato i meccanismi ed i sistemi di Corporate Governance;

  • non vi è una correlazione lineare tra modelli di Corporate Governance e risultati prodotti dalle aziende di credito.

Il tema della Corporate Governance, unitamente al tema dell’Etica degli affari, è stato particolarmente trattato negli ultimi anni.

Si può ricondurre il termine anglosassone Corporate Governance all’insieme di regole (leggi, regolamenti …) e di meccanismi  che consentono un adeguato governo di una Banca, formalizzate per definire in modo compiuto gli ambiti di azione ed il sistema delle relazioni tra i vari “attori” coinvolti nel processo decisionale:

  • Azionisti, tramite l’Assemblea dei Soci;

  • Management, tramite il Consiglio di Amministrazione;

  • Organi di controllo, tramite il collegio Sindacale e gli altri numerosi attori preposti alla funzione specifica.

In aggiunta ai fattori endogeni ricordati in premessa (Corporate Governance ed Etica), le cause esogene originatrici della crisi finanziaria in atto traggono parte della loro origine dalla gestione della Politica Monetaria americana seguita agli attacchi terroristici del settembre 2001 ed in particolare all’elevatissima liquidità immessa dalla Banca Centrale Americana nel sistema finanziario  a tassi particolarmente bassi  che, non avendo trovato adeguato “sbocco” nell’economia reale, è stata destinata:

  • al mercato immobiliare, con operazioni effettuate con crescente livello di leva finanziaria;

  • al mercato finanziario, con derivazioni finanziarie sempre più distanti dall’economia reale. Il modello di business seguito da molte banche di investimento (specie americane, ma non solo), ha inoltre consentito un trasferimento del rischio a terzi, tramite prodotti finanziari di crescente complessità, per i quali veniva garantita liquidità e liquidabilità da parte delle stesse Banche originatrici. L’abbondante liquidità e la ritenuta “sicura” liquidabilità degli investimenti hanno quindi prodotto un progressivo abbassamento del livello di attenzione alla “qualità del credito” sottostante, amplificando l’effetto contagio innescato dal rialzo dei tassi di interesse e dal conseguente crollo delle quotazioni immobiliari.

L’effetto domino è stato amplificato dall’ enorme presenza di contratti derivati che hanno generato meccanismi di avvitamento perversi. Un dato riportato dal Dott Viola esprime meglio di ogni altro commento la portata del fenomeno: i “derivati finanziari” esprimevano posizioni per  550 mila miliardi di dollari, importo equivalente a 12 volte il PIL mondiale!

Tornando alle cause endogene della crisi, non possono non considerarsi veritiere i due postulati di partenza ed in particolare che non hanno funzionato a dovere:

  • sia i sistemi di controllo ed assunzione dei rischi da parte delle Banche, specialmente quelle americane ed in generale le Investment Banks;

  • sia i numerosi e spesso solo formali “codici etici” predisposti in abbondanza dalle società.

Se si riuscisse a scomporre il concetto di etica delle aziende in quello più elementare di etica degli individui e quindi si riducesse il significato di “etica” al principio di base del “… non fare al prossimo quello che non desideri sia fatto a te …”, molto probabilmente si ricondurrebbe la gestione delle aziende a logiche più sane!

Alcuni elementi della crisi possono ricordare gli accadimenti dei primi anni ’90 occorsi al mercato Bancario Giapponese, in cui ad un periodo di crisi finanziaria durata circa 3 anni è seguita una lunghissima fase di stagnazione economica, resa ancora più drammatica da una perdurante deflazione che erodeva e riduceva ogni anno gli “attivi” di bilancio e contribuiva ad alimentare la flessione dei corsi azionari. L’Europa non è ancora al livello Giapponese ma i motivi di preoccupazione sul fronte dei prezzi e dei consumi sono elevati (non è esclusa la deflazione se si parte da livelli di prezzo cresciuti molto e da una fase di recessione che riduce drasticamente i consumi e la domanda). 

Il Dott Viola si è infine soffermato sul tema a tutti caro di “come ne verremo fuori”, ponendo l’accento sull’Italia.

La premessa è strettamente correlata al fatto che numerose certezze sono venute meno negli ultimi mesi e che si sono sgretolate alcune regole di mercato consolidate da decenni.

Il giudizio su quanto svolto dalle “Autorità” politiche e monetarie mondiali è buono, ed in particolare non sono state condotte da parte delle Banche Centrali politiche restrittive, come per contro avvenuto nella grande depressione del 1929.

Occorrono ora interventi strutturali forti per ridare credibilità al Sistema. La crisi in corso è un importante banco di prova per l’Europa. Serviranno maggiori controlli, un modo più “tradizionale” di fare Banca, un programma di comunicazione paneuropeo chiaro e pragmatico ed una forte coesione tra gli Stati membri.

Concludendo sul “sistema Italia”, il Dott Viola ha infine espresso fiducia per la stabilità del mercato bancario Italiano che, al netto dell’inevitabile effetto contagio derivante da una economia sempre più globalizzata, è decisamente orientato alla intermediazione creditizia rispetto alla più rischiosa (ed i fatti lo dimostrano) intermediazione finanziaria.

DOMANDE

 

Sono state effettuate numerose e qualificate domande da parte dei soci, a conferma sia dello spessore dell’intervento del Dott. Viola, sia del grande interesse per il tema trattato.

In particolare è stato richiesto che cosa può fare la BCE e come può farlo. Il Dott Viola ha ricordato che lo statuto della BCE è assolutamente stringente e prevede la gestione della stabilità dei prezzi (governo dell’inflazione) e della massa monetaria in circolazione, a differenza dello statuto della FED che prevede anche il sostegno dell’economia. In quest’ambito la BCE ha operato secondo il mandato attribuitole.

In questo periodo comunque non è rimasta immobile, ma ha immesso imponenti dosi di liquidità nel sistema, scongiurando fenomeni di deficit di liquidità che avrebbero generato situazioni di problematicità decisamente più elevati.

Su sollecito del Dott Viola, il Professor Ruozi ha sottolineato che uno dei problemi di grande problematicità, risiede nella difficoltà di valutare il perimetro e la dimensione del problema, in funzione della impossibilità di valutare gli “attivi” delle Banche di investimento e di conseguenza l’ammontare delle perdite. E’ questo senso di “impotenza” valutativa che preoccupa ancora più dei numeri impressionanti generati dalla crisi in atto.

Una cosa è certa. Gli effetti futuri sull’economia reale saranno molto pesanti. Certamente  saranno in molti a pagare!

A proposito di “ Cosa sta facendo il mondo della politica”, tema affrontato da un socio, il Dott Viola ha ribadito che la Politica sta facendo molto ed anche molto bene. Le pressioni a cui sono sottoposti i Governi centrali sono molto forti ma le risposte fornite sono state rapide e importanti.

Il Professor Ruozi è intervenuto sul tema ricordando che gli imponenti piani di salvataggio (700 miliardi di dollari in America, interventi coordinati d Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo per i recenti salvataggi di Dexia e di Fortis) sono stati varati in tempi contenutissimi, assai inferiori ai “tempi medi” della politica, a conferma del funzionamento dei meccanismi di protezione politica adottati.