Cronaca della conviviale n. 11 del 1 dicembre 2008

25° Anniversario della Fondazione del RC Milano Giardini

 

 

Sala Carmagnola. E’ una sala dei Cavalieri che ancora non conosciamo. Non è ben chiaro a che piano sia esattamente, vi si arriva percorrendo una specie di labirinto, ascensore compreso, poi attraversando una specie di cunicolo, comprendente guardaroba e servizi, quindi a sinistra per approdare ad un salone bar vero e proprio, una meraviglia, banchi e banconi, manca solo il barman. Quindi l’ingresso nella sala vera e propria, una decina di tavole rotonde più quella della presidenza o d’onore, come suolevasi dire nei dì che furono. Una sala stile anni cinquanta, ricorda gli ingressi  del Tivoli  e del Capitol,  ormai spariti da tempo, un tuffo nel passato, come quello che ci aspetta questa sera nel venticinquesimo della fondazione.

“Festeggiamo le nostre nozze d’argento! – esclama con emozione Rita, questa sera in splendido abito lungo – perché di ciò si tratta: il venticinquesimo della nostra… unione con questo meraviglioso club”.  E così in effetti sembra o è.  E a festeggiare una ricorrenza così importante si invitano amici importanti. A principiare della massima autorità rotariana del distretto, il governatore. E’ così che a Clerici innanzitutto rivolge i suoi e nostri saluti il buon Adalberto. ”Lo salutiamo proprio in tanti, – esclama il presidente – siamo infatti più d’un’ottantina, segno certo d’attaccamento al club. Solo ci dispiace che insieme ad Alessandro non si sia riusciti ad accogliere il nostro Italo. L’ho sentito al telefono questa mattina – continua il prof nostro – e manda a tutti noi i suo più cari saluti. Ricordando quel lontano 26 ottobre 1983, allorché per la prima volta i magnifici trentatre fondatori ebbero a conoscersi”.

Ma Alessandro non è l’unico illustre ospite e visitatore. L’accompagnano infatti Ugo Lanza, Segretario Distrettuale, Paolo Gullotta, Assistente del Governatore per il Gruppo Milano 3, Alessandra Faraone, PDG e nostro socio onorario, e Franca Faraone, Past Board Director dell’Inner Wheel.  A tutti Adalberto porge i suoi e nostri saluti, fra scroscianti applausi, per accogliere anche le numerose dame presenti (17) e la Presidente del Rotaract, Anna Elisa  Landriscina. “Non sono certo di essere riuscito a nominare tutti gli ospiti presenti, ma ognuno di voi sa che siamo  onorati della loro presenza!” – conclude Adalberto.

Poi, improvvisamente, senza inviti né sollecitazioni, al primo brindisi della serata, qualcuno incomincia ad alzarsi e a scambiare degli auguri (o delle felicitazioni?) con il vicino di tavola, poi con gli altri assisi alle tavole nei pressi, in molti quindi si dirigono verso Adalberto e company, per complimentarsi. E’ tutto un andirivieni fra abbracci, salutoni, battute, congratulazioni: spontaneamente. Un momento commovente, non preparato, non previsto e per questo quasi… intimo. Commuove anche il presidente, che però, con rammarico quasi, deve dar seguito al programma della serata.

Così la parola passa quindi ai gran cerimonieri della serata. Ad Attilio, per qualche cenno sui primordi, anzi sul primordio del club. “Il nostro è un club diverso , se non da tutti gli altri di certo da molti, a Milano, nel distretto, in Italia (e stava per dire: nel mondo, ma forse sarebbe stato un po’ eccessivo… n.d.r.) e questa diversità l’ha contraddistinto sin dai suoi inizi – attacca il vecchio fondatore – tanto che ha presto preso la nomea di un club goliardico, non in senso dispregiativo, sebbene semplicemente nel senso che, quand’esso si presenta, accoglie gli amici provenienti in visita da altri club,  riceve i rappresentanti del Rotary anche in modo formale e si propone nel mondo rotariano con le sue iniziative, lo fa con naturalezza, senza darsi arie inutili, si capisce al volo che bada più alla sostanza che alle apparenze”.

“Per parlarvi dei primordi del club – prosegue Attilio – mi ero ripromesso di consultare i primi bollettini  del club, opera della premiata ditta Cavallini & Martina, ma mi sono presto reso conto che la summa del Giardini era già tutta lì, nel resoconto della prima conviviale del 26 ottobre 1983! In quell’occasione Italo, gran forgiatore di club a Milano,  trasmise ai nuovi soci tutta la sua passione, tutti i suoi sentimenti di amore per il Rotary. Senza enfasi, ché ciò non è nel suo stile, ma con semplicità ed allegria. Sì, perché quando si riesce ad esprimere concetti vasti per esempio con rifarsi solo a semplici citazioni, vuol dire che si è convinti di poter trasmettere i propri messaggi senza farli pesare e nello stesso tempo dimostrare agli astanti tutta la sua stima e la sua fiducia”.

“Italo nell’occasione si rifece ad Empedocle e ad Aristotele, per parlarci di amicizia e di tolleranza, che sono alla base del nostro vivere insieme l’esperienza rotariana; - continua il nostro – a  Tristan Bernard, per invitarci a frequentare il club con assiduità e partecipazione; a Svetonio, per convincerci che nei nostri club e nel Rotary in generale si può anche imparare, al di là delle nostre esperienze, delle nostre conoscenze e scienze personali; ed infine a François de Nouhain, un  poeta rotariano francese, per esaltare i concetti squisitamente nostri del  service above self e del he profits most who serves best“.

“Questo è stato il punto di partenza del nostro club – conclude Attilio – e non  vi sono punti di arrivo,  perché il club è e deve essere in continuo divenire. Spero di essere riuscito a risuscitare in tutti noi un brivido di commozione, con uno spolvero di sentimenti che abbiamo provato e che intendiamo continuare a provare”. A questo punto Giorgio Lomazzi si alza dal tavolo, corre da Attilio, lo abbraccia, gli strappa quasi di mano il microfono, per ricordare a tutti noi che Attilio è il re dei bollettini e che il nostro club è da sempre additato, a questo riguardo, come esempio da imitare. Giorgio ritorna quindi con foga, così come se n’era allontanato,  al suo tavolo e vinto dall’emozione, prima di sedersi,  cade letteralmente fra le braccia di Adele. Fra ulteriori applausi, perché non si saprà mai quanto volontariamente o meno! 

Il secondo cerimoniere della serata è Toti Faraone. Per parlarci delle principali iniziative realizzate dal club nei suoi primi venticinque anni di vita. Il Premio Professionalità, nato nel Giardini e poi ripreso in forma ‘solenne’ dal distretto. “Il primo a riceverlo – ricorda Toti – fu un certo Ernesto Pellegrini, e non lo ricordo solo perché a quel tempo era il presidente dell’Inter, il secondo fu il maestro Carlo Maria Giulini, che divenne poi nostro socio onorario. E poi il RYLA, che non fu ovviamente inventato dal Giardini. Era infatti già un programma del Rotary International, ma in Italia realizzato da pochi. Furono Alberici, Gambel e Martina a proporre l’idea al Governatore Isalberti ed a portarla per primi  a compimento ”.

“Il Concerto di Natale in Duomo nacque da un’ispirazione del nostro Edy. Destinato non solo ai rotariani di Milano e del Distretto 2040 ma anche ai cittadini milanesi nel loro insieme, vide la luce grazie alla costituzione dell’ARAM, l’associazione rotariana degli amanti della musica. Le difficoltà, enormi, furono di diversa natura: –  continua Faraone, aiutato nel compito dallo stesso Edy – politica, per la sede prescelta, tecnica, per l’acustica particolare se non impossibile della cattedrale, economica ed organizzativa, quest’ultima risolta grazie soprattutto alla collaborazione della premiata ditta Gambel & C . Però ci riuscimmo e l’evento fu poi ripreso anche da televisioni locali, in primis Antenna Tre, grazie all’amico Bernasconi. Si trattava di un evento distrettuale, che diede enorme ‘visibilità’ al Rotary, come si usa dire oggi, ma la primogenitura fu tutta nostra”.

Altri services prestigiosi realizzati dal club sono stati: la ‘messa in orbita’ nel 1989 di un satellite per le trasmissioni radio in casi di emergenza. “Forse non tutti fra  voi sanno che sono un vecchio radiomatore – racconta e si racconta Toti – con tanto di licenza dalla matrice non numero  uno ma quasi. A quei tempi non c’erano ancora i telefonini e in caso di calamità naturali o, purtroppo, disastri causati dall’uomo, i collegamenti fra i luoghi colpiti dalla sventura e i centri di soccorso potevano essere problematici, soprattutto allorché le distanze erano enormi. Con la messa a punto del nostro piccolo satellite il Giardini contribuì a costruire un ‘ponte’ etereo che permise per qualche anno di risolvere almeno in parte quel tipo di problemi”.

E la dotazione  di un letto di rianimazione al Gaetano Pini per iniziativa di Renato Coluccia, primo esempio di service realizzato a cavallo fra due anni rotariani, con l’approvazione e l’entusiasmo di due presidenti. “Il letto è ancora lì – esclama Toti – ed  anzi, ne servirebbero altri! E infine la pubblicazione di diversi libri, a principiare dalla Milano abbandonata e successivi, firmati da Paolo Favole e da me – conclude Faraone – per  approdare al CON CHI di Giorgio Lomazzi,  alle storie delle Casse Rurali in vari paesi europei a cura del nostro De Angeli ed infine al Napoleon di Luigi Manfredi che vede la luce in questi giorni”.

Incredibilmente, non ostante tutto, non sono ancora le canoniche 22:30 quando Adalberto passa la parola al governatore per gli ultimi saluti ed auguri: “Per tanti versi questa vostra serata mi ha ricordato i primi tempi vissuti dal mio club, il R.C.di Meda e delle Brughiere, ricchi di un’incredibile freschezza di sentimenti, di tanto entusiasmo e tanta passione, che, lasciatemelo dire , un po’ sorprende in un club della grande Milano! – conclude Alessandro – rimanete goliardici, come vi hanno definito, non cambiate!” E nel sottolinearlo consegna ad Adalberto il canonico attestato che il Rotary International usa inviare in queste ricorrenze. “Luce ve ne pubblicherà copia sul sito del club – chiosa il presidente – vedrete, ne andrete fieri”. E così sarà.

 

Attilio Bradamante