Cronaca della conviviale n. 20 del 15 gennaio 2007

Interclub con Inner Wheel Milano Giardini

 

Tema: “Milano la storia: I Visconti”

Relatore: Prof.ssa Daniela Pizzagalli Polli

 

 

Con 77 presenze la serata del 15 gennaio apre alla grande le serate milanesi del 2007.

Sembra che tutto sia studiato per armonizzare sapori e storia milanese, come i tortelli al radicchio, lo spezzatino con polenta ed un affascinante tortino di mele con effetto corona, forse per farci entrare subito nella storia del nostro ducato, il primo ducato italiano che Gian Galeazzo Visconti con il Duomo portò in dono ai milanesi.

Ma occorre partire con ordine. La serata inizia bene grazie alla nutrita presenza dell’Inner Wheel di cui è attualmente presidente la nostra Fernanda Lonardoni.

Il nostro architetto Paolo Favole, nella sua ispirata introduzione, offre delle chiavi di lettura per dare un senso a molti dei monumenti che ben conosciamo, dà voce alle pietre partendo da una impostazione che abbina storia a cultura, il simbolo delle mura rotonde di cui Galvano

Fiamma è l’ispiratore, porta a ricondurci alla Gerusalemme Celeste.

Ci vengono ricordati i Francescani, i Domenicani e gli Agostiniani che si dividono S. Eustorgio, S. Maria delle Grazie, S. Giovanni in Conca, S. Marco .

Delle chiese cistercensi che ancora oggi fanno corona alla parte Sud della città, il nostro Presidente illustra i dettagli su piacevoli cartelloni che al termine della serata vengono nebulizzati da mani anonime. Sono gli scalpi più ambiti della serata.

Poi, ormai raggiunto grazie a Paolo l’acme dell’attenzione, inizia a parlare la relatrice, ben nota nel nostro club e che dei Visconti, e non solo di questi, conosce tutto. Tra l’altro bisogna riconoscere a Daniela il grandissimo pregio di saper farsi ascoltare.

Probabilmente questo è dovuta alla frequentazione letteraria con una famosa viaggiatrice della fine dell’800, Carla Serena, che si era messa in viaggio fino al Caucaso superando addirittura le barriere di comunicazione causate da 150 dialetti locali. (Penso alla difficoltà di superare i problemi quotidiani senza usare mimiche scomposte).

La storia dei Visconti dura 200 anni ed inizia con l’arcivescovo Ottone Visconti che nel 1282 convince con le buone, cioè con soli 12 anni di guerra, i Della Torre a farsi da parte. Di quel tempo è il nuovo Broletto costruito con 6 porte come quelle cittadine. Il disordine era abbastanza comune se si accettava di fare le riunioni assembleari sulle macerie degli edifici.

Sembra di essere lontani da quei tempi, però vedendo il trattamento riservato alle panchine nei parchi, non siamo troppo migliorati. Si vede che vivere nel pattume è congenito.

Nelle vicissitudini dei Visconti erano molto frequenti scambi di cortesie , tipo le accuse di eresia, le scomuniche, gli avvelenamenti e le coltellate; tuttavia con Azzone e Galvano Fiamma abbiamo le prime strade lastricate ed il servizio fognario, escluso il trattamento acque, realizzato con il discreto ritardo di 8 secoli a causa di problemi burocratici.

A Milano sono arrivati in tanti per cercar fortuna, arrisa soltanto ad alcuni come Giotto e Petrarca. Tracce del loro passaggio ce ne sono, e di notevoli, vedi l’Università di Pavia, voluta da Galeazzo su incitamento del Petrarca.

Le discussioni tra parenti erano all’ordine del giorno e non sempre quelli più aggressivi vincevano. Ne fece le spese Bernabò Visconti con i suoi figli, astutamente ingannato daGiangaleazzo che ne ha poi curato il pensionamento in carcere nel bel castello di Trezzo.

Lo stesso Giangaleazzo era sul punto di occupare gran parte del nord Italia, avendo potere su Piemonte, Liguria, Lucca, Siena, Bologna, Perugia. Riuscì a trasformare in ducato il suo regno e si decise di fare il lifting alle due chiese centrali di S.Tecla e S.Maria Maggiore con un nuovo imponente edificio chiamato Duomo con tutta la conseguente logistica per la sua corretta realizzazione.

Fece però l’errore di andare a farsi avvelenare a Melegnano prima di conquistare Firenze e l’unità d’Italia fu rimandata in qualche secolo successivo.

I successori tentarono di gestire il potere in vari modi anche abbastanza originali, tipo quello di sposarsi una potente vedova, Beatrice di Tenda, che benché avesse 20 anni più di lui, gestiva una affermata Compagnia di Ventura, ottima per le comunicazioni sociali.

Viene anche citato Galeazzo che pur regnando per oltre 35 anni, in quel pluri-locale ora chiamato Castello Sforzesco, per ragioni igieniche evitò di incontrare sia il papa che l’imperatore.

Unico diversivo noto, oltre alla commessa ad un pittore, il Pisanello, per addobbi e facciate da vero lombardo, era quello di farsi qualche fabbrichetta nel settore tessile, nel baco da seta e nelle ferramenta ( vestiti su misura di alta moda molto resistenti per attaccabrighe ).

In sintesi sembra che i Visconti fossero poco amati dai milanesi, perchè da loro impararono la vita operaia ed ad oziare poco. Ai vicini poi la storia del Ducato, primo in Italia, sembrò una provocazione da primi della classe.

La serata termina così con il piacere di aver ascoltato una puntata di una storia di famiglia che ha molti riscontri quotidiani e la voglia di approfondire altre epoche.

Cosa che il nostro Paolo continuerà a fare.

Marco Signorelli